https://www.qdmnotizie.it/castelplanio-dialogo-spiritualita-e-memoria-un-libro-speciale-con-un-ospite-speciale/?preview_id=876960&preview_nonce=16a2332601&preview=true&_thumbnail_id=876990
“Le parole sono ponti”
Dialogo, spiritualità e memoria nell’incontro
con Giacomo Galeazzi
Cristiana Filipponi
Castelplanio, 17 luglio 2025 – Un pomeriggio dal forte respiro umano e spirituale si è svolto giovedì scorso a Castelplanio. Promosso dal Centro di Spiritualità “Sul monte” l’incontro dal titolo “Le parole sono ponti” ha raccolto voci e sguardi intorno a un libro speciale: Un dialogo d’anime oltre le frontiere. Carlo e Anna Maria, ricordi di un’amicizia ancora viva, firmato da Anna Maria Vissani.
L’evento si è aperto alle 17:30, nella Sala Comunale Polivalente di Piazza Mazzini, con la presenza dell’autrice, del giornalista vaticanista Giacomo Galeazzi, autore della prefazione al volume e la graditissima presenza del Vescovo diocesano Mons. Paolo Ricciardi, insieme al Vescovo emerito don Gerardo Rocconi.. A moderare, con garbo e profondità, Cristiana Filipponi, che ha saputo guidare un dialogo intenso, mai scontato.
Un’amicizia che attraversa tempo e distanza
Galeazzi, da anni attento osservatore del mondo religioso e sociale, ha raccontato il suo primo incontro con il testo.
«Quello che mi ha colpito subito – ha spiegato – è stata la voce limpida, sincera, non “filtrata” da retorica. Anna Maria non scrive per spiegare Carlo, ma per continuare a parlargli. È una scrittura che non si impone, ma invita.»
Il moderatore gli ha chiesto cosa lo avesse spinto a firmare la prefazione. Galeazzi ha risposto con semplicità:
«Quando leggi qualcosa che ti fa rimanere in silenzio per un attimo, capisci che ha qualcosa da dire. Ho sentito il bisogno di accompagnare questo libro proprio per la sua autenticità. La vera responsabilità, nel mio caso, era non coprire quella voce, ma lasciarla risuonare.»
Una storia che ci riguarda tutti
Il dialogo è poi entrato nel cuore del rapporto tra Carlo Urbani e Anna Maria Vissani: una relazione intensa, fatta di lettere, di silenzi, di parole vere. «Cosa rende questa storia universale?», ha chiesto Filipponi. Galeazzi non ha esitato:
«Credo sia proprio il fatto che non nasce da un intento celebrativo. È una relazione che si muove dentro la storia, ma la trascende. È l’incontro tra due persone molto diverse – un medico laico e una guida spirituale – che però si riconoscono nell’essenziale: il desiderio di bene. Questo ci tocca tutti, perché ci interroga sul senso delle relazioni autentiche.»
Le parole che curano
Si è parlato anche di comunicazione, citando Marshall Rosenberg: “Le parole possono essere finestre, oppure muri.”
Galeazzi ha annuito, e con tono pacato ha aggiunto:
«È una frase che condivido profondamente. Oggi assistiamo a un uso della parola spesso violento, aggressivo, divisivo. Invece questo libro ci ricorda che parlare può essere un atto d’amore. Le parole che Anna Maria e Carlo si sono scambiati non cercavano di convincere, ma di capire. Ecco, questa è la comunicazione che costruisce ponti.»
Francesco e Leone: due modi di abitare la parola
Il confronto si è poi spostato sulla Chiesa e sui diversi stili dei pontefici. Galeazzi, da vaticanista, ha offerto una lettura lucida.
«Papa Francesco ha fatto della parola un gesto concreto, quasi corporeo. Le sue parole arrivano perché nascono dall’esperienza, dalla strada. Papa Leone, che ora muove i primi passi, sembra scegliere un tono più contemplativo, più legato al pensiero. Ma entrambi hanno un intento comune: non parlare “al mondo” ma parlare con il mondo. È questa la sfida del linguaggio spirituale oggi.»
La scrittura come dialogo che resiste
In un passaggio particolarmente toccante, la moderatrice ha letto una frase chiave del libro: “Non ho scritto per spiegare chi era Carlo. Ho scritto per continuare a parlargli.”
Galeazzi ha fatto una breve pausa, poi ha detto:
«È forse la frase che più mi ha colpito. Perché ci dice che ricordare non è guardare indietro, ma restare in relazione. In un’epoca in cui tutto viene archiviato in fretta, scrivere può essere un atto di resistenza affettiva. E Anna Maria lo fa con una delicatezza che emoziona.»
L’ascolto come riva del dialogo
L’ultima riflessione ha riguardato l’ascolto, oggi sempre più raro. «Quanto è importante, nel suo lavoro, questo tema?», è stato chiesto a Galeazzi. La risposta è arrivata senza esitazione:
«È centrale. Non si può scrivere nulla di vero se prima non si ascolta. E non solo le parole, ma i silenzi, i contesti, i gesti. Da giornalista, da credente, da cittadino, credo che oggi abbiamo la responsabilità di custodire quella “riva fragile” dell’ascolto. È lì che i ponti si costruiscono, o si spezzano.»
Alla domanda finale – “Se dovesse scegliere una sola parola da lasciare al lettore?” – Galeazzi si è fermato un istante e ha poi detto:
«Custodire. Una parola semplice, ma potente. Custodire relazioni, memoria, parole vere. È ciò che fa questo libro, e ciò che siamo chiamati a fare anche noi.»
La terra canta, e le parole la accompagnano
Dopo la parte letteraria, il pubblico si è spostato nella Chiesa del Crocifisso per l’inaugurazione della mostra “La terra canta il suo Creatore”, curata dal gruppo “La Notte”. Un’esposizione fotografica naturalistica che ha completato il pomeriggio, offrendo uno sguardo contemplativo sul creato.
Un’eredità da non disperdere
A chiudere l’incontro sono stati il Sindaco Giuseppe Montesi e la Vicesindaco Ilaria Cascia di Castelplanio, sottolineando il valore culturale e comunitario dell’evento.
Tommaso Urbani, figlio di Carlo, ha ringraziato l’autrice con parole sentite:
«Questo libro è un dono. Racconta non solo mio padre, ma la sua capacità di stare dentro le relazioni con autenticità. E Anna Maria ha saputo custodire tutto questo con rispetto e verità.»


